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L’Arera ha comunicato che per il primo trimestre del 2023 il prezzo di riferimento dell'energia elettrica per la famiglia tipo in tutela si riduce del 19,5%.
Questa riduzione è dovuta al contemporaneo intervento del blocco delle componenti degli oneri generali di sistema e al nuovo metodo di calcolo introdotto lo scorso luglio dall'Autorità per i prezzi energetici. Nel dettaglio, la variazione del -19,5% del prezzo finale per la famiglia tipo è sostanzialmente legata alla diminuzione della componente energia che risulta essere così fissata a 53,11 centesimi di euro al kWh, comprensiva delle imposte.
La notizia, seppur confortante, si scontra con la crescita su base annuale della spesa che per la famiglia tipo è di circa 1.374 euro (67% in più rispetto all'anno precedente).
Nell’ambito delle buone notizie va segnalata anche l’introduzione per il 2023 del potenziamento dei bonus sociali elettricità e gas, con l'ampliamento della fascia dei beneficiari ammessi con il livello Isee fino a 15 mila euro (rispetto al precedente parametro fissato a 12 mila euro), e la differenziazione dell’importo del bonus in relazione alle diverse fasce Isee.
“Queste misure, sebbene utili, non risolvono le questioni strutturali del sistema energetico italiano collegate ad alcuni elementi critici - commenta Ovidio Marzaioli, responsabile del settore Energia e idrico del Movimento Consumatori - quali l’applicazione del blocco normativo della clausola dello ius variandi, la presa d’atto del Governo e del Parlamento nel mettere in campo un nuovo modello di calcolo del prezzo della materia prima energetica (primo passo per metter fine alla speculazione finanziaria nei settori energetici, responsabile degli smisurati aumenti per il consumatore finale) e la necessaria svolta verso un sistema di premialità per la produzione di energia da fonti rinnovabili e di penalità per quella da fonti fossili”.
"Non possiamo continuare a ‘gettare’ miliardi di soldi pubblici per lenire la situazione delle famiglie e delle imprese (ad oggi dall’inizio della crisi energetica il nostro Paese ha già messo sul piatto 80 miliardi di euro) senza affrontare il problema del caro gas alla radice - afferma Alessandro Mostaccio, segretario generale MC - Oggi il prezzo del gas è deciso da Arera che lo aggancia al valore della Borsa gas italiana, il cosiddetto ‘punto di scambio virtuale’, ‘palestrina’ dove giocano poche decine di operatori che per lo più speculano. Questa Borsa, fatta per gli acquisti a brevissimo termine (quasi sempre titoli derivati speculativi) andrebbe chiusa tramite decreto fino al termine dell’emergenza, ottenendo il risultato di tagliare drasticamente il prezzo del gas e di liberare risorse pubbliche a favore di politiche sociali di sviluppo. Evidentemente la politica preferisce abdicare al proprio potere regolatorio pur di non inimicarsi gli interessi della finanza speculativa. Si preferisce tassare gli extraprofitti anziché eliminare le speculazioni alla radice! Siamo in un’economia di guerra? Rispondiamo con politiche pubbliche risolutive, non buttiamo via i soldi dei cittadini, non indeboliamo ulteriormente il nostro Paese creando nuovo debito pubblico”.
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